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Il "Bic" alla Villa celebra Verga, Pirandello e Bellini

2022-09-17 16:41

Aldo Mattina

Cronaca, Spettacoli, Attualità, Focus,

Il "Bic" alla Villa celebra Verga, Pirandello e Bellini

Concerto del Bellini international context. alla Villa Bellini di Catania: appuntamento lirico sinfonico con l'Orchesta sinfonica siciliana

Prosegue senza sosta l’intensa programmazione del Bellini International Context. Alla Villa Bellini di Catania è stata la volta di un concerto lirico-sinfonico dedicato alla Sicilia: ‘suggestioni da Bellini, Pirandello, Verga’, frutto di una collaborazione fra il Teatro Massimo Bellini (che ha realizzato l’allestimento scenico di Cavalleria rusticana di Mascagni, contribuendo anche col Coro istruito da Luigi Petrozziello) e l’Orchestra Sinfonica Siciliana di Palermo. Ma procediamo con ordine; apriva la serata la Sinfonia de Il pirata di Bellini; sul podio, a dirigere l’Orchestra Sinfonica Siciliana, Marcello Mottadelli, il quale imprimeva particolare briosità ed un’agogica ricca di colori prontamente espressi dal solido complesso palermitano  (non senza qualche ammiccamento a tempi e ritmi rossiniani). Era poi la volta de ‘La giara’, suite per orchestra op. 41 bis di Alfredo Casella tratta dall’omonimo balletto composto nel 1924 dal musicista torinese, per i Ballets Suédois  di Parigi, ed ispirata all’omonima commedia del girgentano Pirandello del 1916 (a sua volta tratta dalla novella del 1906). Dopo la memorabile prima, avvenuta al Théâtre des Champs-Elisèes il 18 novembre del ’24 sotto la direzione dell’autore e con scene e costumi di Giorgio De Chirico; lo stesso Casella ne realizzò una suite orchestrale dedicata al direttore d’orchestra Willem Mengelberg che la esegui l’anno successivo con l’Orchestra Filarmonica di new York.

    Mottadelli ha impresso all’esecuzione della suite una prorompente vitalità, con tempi stringati e pressanti, colmi di trascinante verve ritmica che la magnifica Sinfonica Siciliana a condotto brillantemente fino al termine.

     E adesso Cavalleria rusticana, con cui la serata, dopo un breve intervallo, diventava scena lirica. E’ pur vero che il capolavoro mascagnano non manca, nel nostro territorio, di frequentissimi allestimenti, ma questa volta il suo inserimento nel BIC aveva una valenza particolare, inserendosi tra le celebrazioni del centenario della nascita di Giovanni Verga cui, notoriamente, si deve la fonte letteraria. Rafforzava, quindi, il tema interamente siciliano orbitante intorno alle celebrazioni belliniane.

      Allestimento complessivamente di stampo tradizionale, quello utilizzato, con tanto di fondali fissi e luoghi topici come l’osteria di mamma Lucia da un lato e la chiesa dalla parte opposta, pronta per la celebrazione del giorno di Pasqua. Appropriati i costumi realizzati da Giovanna Giorgianni. L’intervento registico di Alfonso Signorini, da qualche tempo ‘folgorato’ dalla regia lirica, risulta assai discreto, assecondando decisamente la tradizione, compreso qualche stereotipo come l’impropria processione del cristo morto (una consuetudine che non riuscirò mai a comprendere poiché dovrebbe avvenire il Venerdì Santo che precede la Pasqua). Le uniche licenze che Signorini si concede sono costituite dall’inserimento di parti coreografiche affidate a Giuseppe Bonanno) durante il Preludio e l’Intermezzo, con protagonisti i due danzatori  Michele Esposito e Zeudi Testa; una componente didascalica che tende sempre più spesso ad ‘occupare’ le parti esclusivamente strumentali (non previste dall’autore) e che non vengono più eseguite a sipario chiuso. Così come insolita appare l’esecuzione della ‘siciliana’ ‘O Lola’ con Turiddu presente in scena, addirittura insieme a Lola… Poi tutto procede senza particolari scossoni.

      Sul piano musicale è apparsa assai equilibrata la sinergia tra l’orchestra palermitana e il coro etneo (istruito da Luigi Petrozziello)  sotto la guida e concertazione di Marcello Mottadelli, vivace ma mai sopra le righe e sempre attenta a governare anche le esigenze dei solisti di canto.

      Anastasia Boldyreva era una autorevole e passionale Santuzza dal fraseggio accurato e dalla presenza scenica sempre credibile, valorizzata da un lucente timbro mezzosopranile; accanto a lei il tenore calabro Francesco Anile, subentrato all’ultimo momento, nei panni di Turiddu, all’indisposto Walter Fraccaro, si è subito mostrato all’altezza dell’impegno, affrontato tra l’altro dall’alto di una carriera di buon prestigio sempre più proiettata verso il repertorio drammatico. Sontuosa la mamma Lucia di Agostina Smimmero, dal corposo colorito contraltile pronto a piegarsi ad ogni necessità, sia verso il grave sia verso l’alto. Bello smalto per il brunito registro baritonale di Elia Fabbian (Alfio), assai disinvolto nel tratteggiare la figura del marito tradito; una brillante Sabrina Messina, sempre a suo agio negli ammiccanti panni di Lola, completava il novero dei protagonisti. Complessivamente un cast assai omogeneo e di buona intesa collettiva.

    Pubblico delle grandi occasioni con un piazzale della villa ampiamente riempito e pronto ai calorosi festeggiamenti finali.