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Il Bellini inaugura la stagione sinfonica con Berlioz

2022-11-12 17:25

Aldo Mattina

Cronaca, Spettacoli, Focus,

Il Bellini inaugura la stagione sinfonica con Berlioz

Il teatro Bellini ha inaugurato la prima Stagione Sinfonica del nuovo corso con un concerto interamente dedicato alla produzione orchestrale di Hector Berlioz

  E si riparte col ‘nuovo’. Una volta ultimati i recuperi previsti per gli abbonati, della vecchia programmazione 2020 stravolta dagli effetti pandemici, il teatro  Massimo ‘Bellini’ di Catania ha potuto finalmente inaugurare la prima Stagione Sinfonica del nuovo corso con un concerto interamente dedicato alla produzione orchestrale di Hector Berlioz, vero paladino del primo periodo romantico di inizio Ottocento. Sul podio dell’Orchestra stabile dell’ente è stato chiamato un giovane e brillante direttore bielorusso, Vitali Alekseenok, lanciato nell’agone internazionale dalla vittoria al prestigioso Concorso ‘Arturo Toscanini’ 2021 (XI edizione) e già dotato di un ricco curriculum artistico. Proprio a Catania avevamo avuto modo di apprezzarlo in occasione del Concerto di Capodanno 2022.

     Il programma prevedeva, in apertura, l’Ouverture dal ‘Benvenuto Cellini’, opera tra le più tormentate del compositore francese che vi pose mano più volte a partire dal 1838, anno della prima parigina fino alla rappresentazione di Weimar del 1856. Ma Berlioz la rimaneggiò più volte a causa dei ripetuti insuccessi e per arrivare alla sua revisione critica si è dovuto aspettare addirittura il 1996! La grande ouverture che introduce l’opera ha avuto comunque un suo percorso autonomo anche in veste concertistica e rappresenta una pagina di straordinario impatto, per dovizia timbrica e ricchezza ritmica che sottolineano il grande talento di orchestratore di Berlioz. Alekseenok ne ha messo in luce la ricchezza dei colori assecondando anche in modo discorsivo e meditativo lo sviluppo melodico, ottenendo un riscontro positivo nell’orchestra, chiaro segno del buon feeling raggiunto col complesso etneo.

      Il cuore della serata era comunque rappresentato dall’esecuzione della ‘Symphonie fantastique’, op.14, sicuramente la pagina più nota ed eseguita del compositore francese. Composta nel 1830 rappresenta anche il primo, compiuto esempio di ‘musica a programma’, con un vero e proprio racconto onirico dell’amore non corrisposto del musicista per l’attrice Harriet Smithson. È una sinfonia decisamente anomala che si distacca dal suo concetto classico a partire dall’articolazione in cinque movimenti (lo stesso numero, per inciso, della Sesta di Beethoven, la ‘Pastorale’, a suo modo anticipatrice, col suo descrittivismo, della musica a programma) ma, soprattutto, possiede una scrittura assai moderna per l’epoca, ricca di cromatismi e dissonanze, rutilante nella timbrica, indice delle straordinarie capacità di orchestratore di Berlioz.

     Alekseenok e l’Orchestra del Massimo hanno dovuto quindi cimentarsi con l’esecuzione di un capolavoro sinfonico che appartiene al grande repertorio di tutte le più titolate orchestre e dei più grandi direttori. Un compito non certo facile perché, in un caso come questo, i confronti diventano inevitabili e spesso impietosi. Il direttore bielorusso ha fatto certamente un buon lavoro di scavo della partitura (evidentemente ancora perfettibile) puntando soprattutto sul rigore del dettaglio timbrico e agogico; il ché ha consentito ai singoli strumentisti una ‘esposizione’ spesso pregevole; apprezzabile anche la temperie ritmica espressa nelle parti più ‘calde’ come la ‘marcia al supplizio’ del IV movimento o il sovrapporsi, nel finale, del tema del Dies irae con quello del sabba, sempre governati senza eccedere (forse fin troppo) in fragori orchestrali sopra le righe.

    I ripetuti applausi finali hanno avuto come riscontro il bis del finale della sinfonia. Una inaugurazione che si è presentata complessivamente con buon esito e che ha visto la partecipazione di un pubblico che, pur non raggiungendo ancora il ‘tutto esaurito’, va crescendo e la campagna abbonamenti, peraltro, è ancora in corso.