“Quattro anni e ancora non si parla di intervento. E poi si incazzano se parli di malasanità. E questa allora cos’è? Oppure bisogna crepare per avere la dignità di vittima?”. È a dir poco esasperato Nicolò, un pazienze come tanti, incappato nella burocrazia del sistema sanitario che gli sta creando non pochi problemi. Eppure ha fatto la normale trafila, vale a dire la prenotazione, la lista d’attesa, il pagamento del ticket, la visita svolta il giorno fissato ma, nonostante una diagnosi di Morbo di Dupuytren al secondo stadio, a distanza di quattro anni non è ancora riuscito a farsi operare e a risolvere il suo problema alla mano. E dire che si tratta di un intervento abbastanza semplice, tanto che nelle classi di priorità per le prestazioni in regime di ricovero, gli è stata assegnata la classe C, ovvero “Ricovero entro 180 giorni per i casi clinici che presentano minimo dolore, disfunzione o grave disabilità ma che non manifestano la tendenza ad aggravarsi rapidamente al punto di diventare emergenti né possono per l’attesa ricevere grave pregiudizio alla prognosi”.
Ma forse il punto è proprio questo. Non è gravissimo e non è urgente, e soprattutto Nicolò ha il difetto di non voler capire: è poco interessato a infilarsi nella tana dei motivi e dei perchè, e per questa ragione sta passando un vero e proprio calvario, che non sembra ancora destinato a concludersi.
Andiamo con ordine cronologico. Accade che Nicolò si rivolge fiducioso al servizio sanitario regionale e prenota una prima visita nel marzo 2019. Il suo problema viene riconosciuto come mediamente grave e viene collocato in classe C, l’operazione deve essere effettuata entro 180 giorni, vale a dire entro settembre del 2019. Nulla di fatto. Non è stato chiamato.
Nel 2020 scoppia la pandemia da Covid e così, nonostante la difficoltà a utilizzare la mano destra, il paziente decide di non appesantire ulteriormente il lavoro dei sanitari e tralascia se stesso e il suo problema, comprendendo bene come gli interventi prioritari siano quelli oncologici e di Pronto soccorso. Resta quindi in lista d’attesa. Intanto arrivano e passano gli anni 2021 e 2022, e tutto tace.
Non avendo avuto alcuna comunicazione, Nicolò prenota una nuova visita di controllo che viene fissata al 31 ottobre 2022, durante la quale è confermata la diagnosi di Morbo di Dupuytren al secondo stadio, e viene avvisato che la data dell’intervento ricadrà entro centottanta giorni. Era ottobre. Ora è marzo 2023 e ancora nulla. Eppure dal piano operativo aziendale recupero liste d’attesa, art. 29 D.l. 104/2020 per l’azienda ospedaliera per l'emergenza "Cannizzaro", visibile anche online, emerge che dal mese di marzo 2019 al 31 dicembre dello stesso anno sono stati effettuati 24 interventi in classe C, e 20 in classe D, quest’ultima è la fascia meno grave. Ma il paziente, collocato in classe C, non è stato chiamato sebbene regolarmente in lista d’attesa. Nel periodo marzo-dicembre 2020 nessun intervento in classe C, e 7 in classe D, quella non grave. Ma Nicolò, sempre in lista, non è stato contattato. Come mai non è da sapere, dato che al numero di telefono indicato nella carta intestata del reparto non risponde nessuno.
Cose da mettersi una mano in fronte e avvilirsi.
Nicolò contrattacca. Quindi decide di rivolgersi a una struttura privata disponibile a fare l’intervento, a Rozzano però: questo comporterà un aggravio di spese per la Regione Siciliana considerato che l’operazione costa un terzo in più rispetto a quello che avrebbe se fosse praticata qui. “Io non posso continuare a stare male, ho un problema, loro lo sanno e non mi chiamano. Vado fuori e basta. Chissenefrega”. E come dargli torto? Giusto, chissenefrega, tanto, per questi capricci di qualcuno paga Pantalone, vale a dire i cittadini. Vale a dire noi. E dall’ospedale Cannizzaro ancora tutto tace.