Uno studioso della politica, competente per importante passato, rispettato per costante lucidità di analisi, il professore Salvo Andò, scrive sull’ “Effetto Schlein sul popolo DEM”: “Sulle questioni identitarie è inevitabile che nel partito vi sia un chiarimento, che è stato sin dalle origini del Pd sistematicamente eluso. Il Pd, infatti, è stato tutto e il contrario di tutto.
E’ stato partito a vocazione maggioritaria, partito governista che rifiutava di stare all’opposizione anche quando non aveva i voti per governare, accettando qualunque alleanza. Un partito confluito nella famiglia del socialismo europeo ma al tempo stesso preoccupato di non farsi nemici a sinistra predicando il liberalismo progressista in cui si riconoscevano i social-democratici.”
L’analisi continua: “La piazza di Firenze è stata certo una grande manifestazione di popolo. E, tuttavia, non è con questo tipo di piazze che si può conquistare il governo e poi garantire la stabilità politica, se si considera che a Firenze c’erano proprio tutti per rivendicare la svolta progressista, senza mettere ordine tra gli obbiettivi da privilegiare.
Il Paese ha bisogno soprattutto di governabilità, cioè di chiarezza sul piano della progettualità politica, nonché di una accorta selezione della classe dirigente.
Non pare essere scelta saggia quella che porta a fare di tutte le proteste un fascio.
Insomma, il vero nodo da sciogliere adesso, fatto il congresso Pd e definiti gli organigrammi, è quello di come costruire l’alternativa alla destra, cercando di organizzare larghe coalizioni, senza però incoraggiare il trasformismo politico, l’indifferentismo valoriale.”
Sullo sfondo “il partito consortile che da sempre aveva garantito la convivenza delle due anime del PD, quella postcomunista e quella postdemocristiana”.
Salvo Andò, da ministro di Craxi, aveva vissuto la drammatica esperienza socialista, coi comunisti in permanente affanno per seminare di mine il percorso governativo di uno statista, che, con lungimiranza, aveva previsto l’ambiguità di chi voleva potere e non tollerava alternanze.
Trovò sponde nella DC ma filo spinato nel PSI.
Ora, pur con diversi interpreti, sembra che la pratica del cinismo sia pericolo attuale.
Alla giovane estremista, quando occorre, politicamente è bifronte quando conviene, noi che vorremmo una opposizione “senza trucchi” ai fini di una democrazia compiuta intendiamo ricordare la saggezza dei contadini siciliani.
Uno di essi davanti al quadro di S. Giorgio che lottava col drago accendeva sempre due lumini. A chi chiedeva spiegazione, anticipando la logica del PD, rispondeva: “Non si sa mai, può vincere il santo, può vincere il demonio” …
Si ricordino due fotografie essenziali: “indifferentismo valoriale” e “partito consortile”.