Rimarrà in programmazione fino al 24 maggio al Cine Margherita di Acireale la pellicola dal titolo “Rino Nicolosi, il Presidente dei Siciliani” del regista, fotografo e videomaker acese Marcello Trovato che ha realizzato un lungometraggio dedicato alla figura dell’illustre politico, nato ad Acireale, che guidò la Sicilia per sei anni e mezzo dal 1° febbraio 1985 al 12 agosto 1991.
Quest’anno, il 30 novembre, cadrà il venticinquesimo anniversario dalla morte di Rino Nicolosi. Una morte prematura, a soli 56 anni, causata dall’aggravarsi delle condizioni di salute per la ripresa di progressione di un tumore che si era manifestato anni prima. Ma “Rino” continua a vivere ancora nel ricordo di tanti acesi, amici e colleghi di partito.
Il lungometraggio
La pellicola cinematografica dedicata a Nicolosi, alla cui proiezione abbiamo avuto modo di assistere nei giorni scorsi, è una commemorazione celebrativa del Presidente, proprio a venticinque anni di distanza dalla sua scomparsa. Infatti, è ricca delle testimonianze di tanti personaggi del nostro tempo, alcuni dei quali conobbero direttamente Nicolosi, altri ne sentirono solo parlare, ma nessuno di loro si è sottratto all’invito del regista Marcello Trovato di portare un contributo personale alla memoria del “Presidente dei Siciliani”.
Delle varie testimonianze, le più intense ci sono sembrate quelle del magistrato Sebastiano Ardita, dell’ex parlamentare Anna Finocchiaro, dell’ex vicepresidente della Provincia di Catania Nello Catalano ed infine di Pierluigi Castagnetti, già segretario nazionale della Democrazia Cristiana. Quest’ultimo, in alcuni momenti dell’intervista si è persino commosso, ricordando alcuni momenti più intimi del suo rapporto personale con Nicolosi, fatto di vera amicizia e non solo di militanza politica nelle file dello stesso partito.
Il lungometraggio di Marcello Trovato si impreziosisce di una fotografia molto ricercata nella scelta delle immagini e nelle riprese dall’alto di tanti posti della Sicilia, e non soltanto della nostra isola, che hanno rappresentato i “luoghi” della formazione e dell’azione politica di Nicolosi, ma anche lo scrigno prezioso dei suoi affetti, dato che Rino era molto legato alla sua Acireale.
Alle testimonianze degli intervistati si alternano le scene di un immaginario ma intenso dialogo fra la Terra Madre Sicilia (interpretata da Rossella Caramma) e la Mafia (nella recitazione di Agostino Zummo) e di un’aula di scuola elementare dove la maestra (Rosa Maravigna) chiede al piccolo Rino Nicolosi (eccezionalmente interpretato da Gabriele, il nipote dell’ex Presidente della Regione) cosa volesse fare da grande. Senza sapere né l’una, la maestra, né l’altro, ancora piccolo d’età, che Nicolosi da grande avrebbe fatto qualcosa di grande, lasciando il segno nella storia della Sicilia.
I giudizi di chi l'ha visto
Abbiamo raccolto le impressioni sparse di chi si è goduta la proiezione del lungometraggio al Margherita di Acireale. Ciascuno lo ha interpretato diversamente, a seconda se l’ha visto con il filtro cognitivo della testa o con quello emozionale del cuore. E dunque, inevitabilmente nei giudizi gli spettatori si sono divisi.
È vero, mancano nella pellicola tanti pezzi della vita di Rino Nicolosi, anche perché ancora non si dispone di una attenta e ricca ricostruzione storiografica del pensiero e dell’impianto culturale nonché dell’azione politica e governativa ma anche della straordinaria umanità dell’ex Presidente della Regione. Forse questa ricostruzione non ci sarà mai, perché è stata ricca ed articolata la vita di quest’uomo che raccolse dopo qualche anno il testimone politico da Piersanti Mattarella, ucciso dalla Mafia, ed insieme al quale con Michele Reina, anche lui caduto per mano della criminalità, provarono ad attuare il disegno politico che Aldo Moro aveva consegnato a Roma soltanto a loro tre qualche mese prima del suo rapimento. Il disegno di un’alleanza politica ampia di maggioranza, ma sempre aperta al dialogo col Partito Comunista, per dare forte impulso e continuità all’azione governativa e provare a modernizzare il Paese.
Nicolosi aveva riacceso la luce della speranza in Sicilia, mettendo insieme leadership, capacità di visione, intransigenza nella lotta alla Mafia, un’idea moderna di sviluppo dell’isola al centro del Mediterraneo, una forte attenzione all’inclusione sociale. A differenza degli attuali Governatori eletti direttamente dal popolo, Nicolosi fu eletto dal Parlamento siciliano, nei confronti del quale nutriva sempre grande rispetto istituzionale, al di là delle contrapposizioni partitiche.
A distanza di venticinque anni, è ancora una ferita emozionale aperta la scomparsa dell’ex Presidente della Regione, al di là delle appartenenze, degli schieramenti e delle ideologie. E non è stato bello l’epilogo della sua esistenza terrena, con i maldestri tentativi di una certa politica di rinnovamento di umiliarlo a seguito delle vicende giudiziarie di Tangentopoli. Come quando, a poche settimane dalla sua morte, si era presentato davanti ai deputati della Commissione antimafia, con in testa il vicepresidente Niki Vendola, divenuto qualche tempo dopo Governatore della Puglia, che erano andati fino a casa sua per interrogarlo: Nicolosi aveva un volto sofferto e tirato e l'audizione venne subito sospesa per le condizioni di salute molto precarie che però i suoi ex colleghi parlamentari già conoscevano bene. Ma il tempo è galantuomo, per fortuna.
La concretezza di Nicolosi
Allo stesso tempo, non sarà mai possibile romanzare la vita e il percorso politico di un uomo il quale, pur avendo grandi ideali che con la fantasia ognuno potrebbe narrare a piacimento, era estremamente concreto e fattivo. E, pur sembrando austero nella postura e un po’ schivo nelle manifestazioni di affetto, aveva un sorriso disarmante, perché dotato di grande umanità.
Come quando, il giorno delle sue dichiarazioni programmatiche all’Assemblea Regionale il 6 febbraio del 1985, nell’androne di Palazzo dei Normanni, arrivando in macchina con la scorta da Palazzo d’Orleans, sede della Presidenza della Regione e vedendo all’ingresso i suoi genitori Alfio e Nerina, un amico di famiglia e il suo giovane figlio, giunti appositamente da Acireale per assistere a quel momento solenne di insediamento a Sala d’Ercole, fece prima una smorfia esclamando “E voi che ci fate qui?” e poi si lasciò andare ad un compiaciuto sorriso di approvazione, prima di procedere a passo spedito verso l’assemblea parlamentare. Quelle dichiarazioni programmatiche del 40° go verno della Regione Siciliana, il primo del lungo periodo targato Nicolosi, sono pagine intense della storia politica e governativa della Sicilia. Andrebbero rilette anche oggi perchè rimangano sempre molto attuali.