Sindaco di Catania da pochi mesi, Enrico Trantino si è trovato, politicamente parlando, da assessore ai lavori pubblici della giunta Pogliese a primo cittadino nel giro di sei mesi. Avvocato penalista, lo sguardo sulle cose da fare e sulle situazioni da affrontare è oggettivo, il piglio quello pratico. E si coglie, anche nella puntualità con la cronista.
Quando ha saputo di essere stato eletto sindaco, visto il risultato, immagino che la sua prima reazione sarà stata di soddisfazione; ma dopo, a distanza di qualche mese, ha avuto qualche timore? Ha mai pensato chi me l’ha fatto fare?
No no, non è cambiato nulla. Ha prevalso sempre in me il senso di responsabilità. Mai ho guardato alla carriera o alla fascia tricolore, quello che ero prima di quest’avventura sono rimasto. Il mio pensiero e il mio interesse sono rivolti a quello che devo fare subordinandolo al bene della città.
Quali sono stati i suoi primi interventi?
La formazione della giunta come primo atto necessario, composta da professionisti che hanno detto sì al bene di Catania, e hanno deciso di mettere il loro impegno e le loro competenze al servizio della città.
La sua Giunta però si sente poco. Cosa fanno i suoi assessori?
Si sente poco perché lavorano tanto. In generale non siamo quelli dei proclami, preferiamo fare molto e parlare poco.
Una città come questa, con tutto quello che possiede anche in chiave culturale, avrebbe bisogno di interventi intellettuali e formativi di grande respiro. Come mai invece manca proprio l’assessore alla cultura?
Ho deciso di tenere questa delega per me. È una mia scelta. La mia sindacatura non gioca con logiche di spartizioni partitiche e ho ritenuto che fosse meglio così. E poi perché già la giunta è completa.
Sempre sul piano della cultura, a Catania manca una galleria civica. Perché?
È un progetto che abbiamo intenzione di realizzare. Ci sono stati ritardi con il museo egizio che hanno comportato un rallentamento di tante altre iniziative. Ora ho dato l’aut aut perché siano rispettati i tempi di realizzazione del museo della Casa del mutilato, del museo dell’Etna, del museo Archeologico e per la riqualificazione dell’archivio di Stato.
Teatro Bellini. Perché nonostante l’ente lirico abbia superato il momento più difficile, pare che ancora annaspi e faccia fatica a tornare ai fasti di un tempo?
Non credo si possa dire così, penso che fin qui sia stato fatto un buon lavoro. Poi tutto è migliorabile e perfettibile.
Si vocifera di un certo interesse di Beatrice Venezi a fare il direttore artistico e mi risulta che l’abbia incontrata. Cosa c’è di vero?
È vero che l’ho incontrata un paio di volte, ma non c’è alcun interesse della Venezi a assumere il ruolo di direttore artistico del Bellini.
Quali interventi sono previsti nel nostro Comune per la tutela dell’ambiente considerato che parchi, giardini e in generale il verde pubblico soffre di degrado e abbandono?
Per il Parco Gioeni a breve partiranno i lavori di riqualificazione. Per gli altri purtroppo bisogna ancora attendere un po’. Si tratta di giardini di cui dovrebbe occuparsi la Multiservizi, ma la società non ha risorse sufficienti per far fronte ai bisogni essenziali, e il risultato è quello che vediamo. Tuttavia contiamo di rimodulare i fondi per garantire alla partecipata qualche risorsa in più, ma la coperta è troppo corta. Ci vuole ancora un po’ di tempo.
Pulizia della città: paghiamo la Tari tra le più care d’Italia. E abbiamo la spazzatura sempre sotto casa, per non dire dei cumuli agli angoli delle strade. Avete un progetto per risolvere questo problema?
Credo che ci sia una riottosità dei catanesi a comprendere il valore e il ruolo della differenziata, ed è un danno non solo di immagine. Abbiamo dovuto rimodulare il servizio e dobbiamo ancora fare tanto, e in questo senso sono convinto che un ruolo cruciale lo abbia senza dubbio la comunicazione, tanto che in questo progetto ho coinvolto l’Accademia di belle arti, ma allo stesso tempo vorrei che fosse chiaro un concetto cardine: senza senso civico non si va avanti. E questo i catanesi devono comprenderlo.
Questione sicurezza: vero che tanti cittadini sono recalcitranti e insofferenti al rispetto delle regole, ma i vigili urbani che si vedono in giro, insistono sempre nelle stesse aree del centro, e hanno a dir poco un atteggiamento aggressivo e punitivo nei confronti degli automobilisti che talvolta risulta esagerato e incomprensibile. Non crede sarebbe il caso di riallineare i ruoli e le parti anche con un pizzico di buonsenso?
Se i vigili urbani hanno assunto un atteggiamento punitivo nei confronti di chi crede di essere il padrone assoluto della strada sono contento, significa che mi hanno ascoltato e soprattutto che hanno compreso bene quello che predico da sempre: la città non può diventare una giungla dove ognuno fa come gli pare. Poi è vero, ci sono aree cittadine - non necessariamente periferiche-, per le quali necessiterebbe un piano Marshall e che meritano un’attenzione a parte; ma voglio dire che spesso, tra chi vive in centro, c’è gente convinta di avere solo diritti e nessun dovere. Ecco, voglio dire con chiarezza che le regole sono per tutti e devono essere rispettate da ciascuno di noi; non è per colpire il singolo, direi piuttosto per richiamare l’attenzione su cosa si deve o non si deve fare.
Basta parcheggi selvaggi in doppia o tripla fila?
Basta, sì.
Eppure in questa città sembra tutto così precario. Perché?
Catania non è peggio o meglio di altre città. È una metropoli e soffre i mali delle grandi aree urbanizzate: per dirla in soldoni non è meno sicura di Milano o Roma, patisce degli stessi problemi, qualcuno più accentuato qualcuno meno. Certo, bisogna stare sempre con gli occhi aperti ovunque, ma le condanne a priori e senza appello vanno respinte, tanto più che secondo gli ultimi dati Istat sulle condizioni di vita, dagli ultimi posti delle classifiche siamo saliti, anche se di poco, a posizioni meno umilianti. Questo è un buon segnale.
Periferie. Sembrano appendici lontane dalla città e talvolta lo sono, specie dal punto di vista mentale e percettivo. Come si fa a saldarli nel tessuto urbano?
Con i piani integrati. Bisogna operare una sintesi tra margini urbani attraverso una operazione di cucitura. In questo la scuola ha un ruolo essenziale, ma anche tutte le iniziative di aggregazione e valorizzazione dei luoghi e degli spazi.
Se dovesse indicare le tre principali risorse su cui Catania deve puntare per lo sviluppo turistico?
Posizione geografica, seria programmazione e intrinseca attrattiva della città. Credo che prendere coscienza di questi tre fondamentali elementi sia la chiave per continuare a migliorare, e quindi a proseguire il cammino virtuoso intrapreso da qualche anno.
Alcune zone della città sembrano riscoperte, quasi rinate, e vivono un nuovo splendore come piazza Mazzini. Avete intenzione di replicare l’iniziativa?
Sì. La prossima area a essere pedonalizzata sarà piazza Federico di Svevia.
Quali tra i progetti del suo programma elettorale pensa di riuscire a realizzare e quali no?
Non lo so, per il momento non mi pongo il problema. Ho tanto lavoro da fare e devo concentrarmi su quello. Posso dire che il mio intento principale è quello di dare più fiducia alla città. Se riuscirò in questa progetto mi riterrò soddisfatto.