Non so se Enrico Letta abbia potuto constatare gli effetti opposti conseguiti dagli attacchi alla Destra. Cito su tutti Sonia Serra, iscritta dal 2017 e appena eletta consigliere comunale a Budrio (Bologna). Così dichiara a “Il Fatto Quotidiano”: “Fa male che abbiano deciso senza tener conto degli umori e i desideri della base. Loro dicono di aver fatto un Congresso, ma le premesse non erano quelle che poi si sono realizzate. Non penso che riprenderò la tessera, il progetto politico è fallito”.
La Sinistra sprofonda “nel vuoto drammatico, Renzi e Calenda sono mosche cocchiere, andrebbero ignorati”. L’autore, un santone della sinistra, Marco Revelli, a pag. 6 del “Fatto”, del 13 agosto scorso, che rimarca “il radicale collasso dell’offerta sociale da parte del PD”.
Da Donatella Di Cesare, quindi, la sinistra viene considerata “diffusa” e “divisa”, mentre un comunista prudente e noto, Giovanni Valentini, ammette: “Meloni è un avversario politico non un nemico”.
Annoieremmo se riportassimo il pensiero “avversario”.
Sono firme, insospettabili, alcune storiche.
Ma in Sicilia avviene un fatto clamoroso.
Pietro Grasso, da noi avvocati conosciuto in Sicilia come uomo moderato, scoprì di essere di sinistra. Libero, liberissimo.
Ma egli non è un intellettuale che esce allo scoperto. Ha avuto ruoli istituzionali, da presidente nazionale della Procura Antimafia, a Presidente del Senato, prima della senatrice Casellati.
Ebbene, forse per non destare eccessivo clamore si manifestò aderente a LEU, cioè “Liberi e Uguali”.
Non pensava però che in questi giorni nell’enfasi dell’uguaglianza, si fossero dimenticati di una personalità, già seconda carica dello Stato!
E, invece, così è stato.
Pur ribadendo che la sua “disponibilità” non è mai venuta meno, ha dovuto ammettere che si sono dimenticati di lui!
A noi sembra macelleria politica, e Grasso appare sorpreso e amareggiato.
Unica, ma autorevole, teste a favore, Maria Falcone, sorella del Martire, che ha ricordato la retorica (per molti, non per tutti, s’intende) delle celebrazioni nelle giornate della “lotta alla criminalità organizzata”, per poi dimenticare il giudice a latere dello storico primo processo palermitano.
A proposito: in punta di parola ricordiamo, politica a parte, che migliore sorte non ha avuto, in tutte le commemorazioni e i racconti sul tema, il presidente Alfonso Giordano. Magistrato sereno e integro, che si è smaterializzato nelle diluviali cronache di quel processo, lui il presidente della Corte! Subisce l’oltraggio della dimenticanza un Uomo libero, una persona perbene.
Un Uomo riservatissimo, senza berretto a sonagli.