Il documento “Non possiamo tacere”, elaborato da un gruppo di fedeli laici di Catania continua a ricevere adesioni convinte dal mondo associativo e da tante persone che si sono riconosciute nel testo, snello ed asciutto, in cui il mondo cattolico etneo invita gli elettori al discernimento, in vista del voto del 25 settembre.
A don Piero Sapienza, responsabile dell’Ufficio di pastorale sociale e del lavoro dell’Arcidiocesi di Catania, abbiamo chiesto come si è arrivati al documento, ultimato il 25 agosto, ad un mese esatto dall’Election Day
“Avevo pubblicato sul sito dell’Arcidiocesi un mio articolo sull’importanza della partecipazione alla vita socio-politica, alla luce della Dottrina Sociale della Chiesa, in vista delle prossime elezioni politiche e regionali. Rinvio al link di quel documento http://diocesi.catania.it/sites/default/files/ELEZIONI%20POLITICHE.pdf Era seguito poi un confronto telefonico con il nostro Arcivescovo, il quale mi disse che era opportuno che i cattolici facessero sentire la loro voce”.
Come vi siete mossi dopo?
“Mons. Luigi Renna mi anticipò la visita dell’ex Prefetto di Catania Claudio Sammartino, che gli aveva manifestato l’idea che i cattolici a Catania si esprimessero con un documento pubblico. Intanto, la nostra Commissione di Pastorale Sociale e del Lavoro aveva organizzato con la consulta delle aggregazioni laicali, la cui segretaria è Febronia Lamicela, un incontro online con la partecipazione di circa 50 persone. In tale occasione, con il dottor Sammartino abbiamo esposto le linee principali del documento e recepito le osservazioni, utili e pertinenti, provenienti dai membri della Consulta”
Quali sono stati i passi successivi, chiediamo a don Sapienza?
“Abbiamo costituito un gruppo di docenti universitari, rappresentanti del sindacato, membri della società civile e della Commissione di Pastorale Sociale del Lavoro e abbiamo redatto una prima bozza del documento che, dopo ulteriori suggerimenti, abbiamo completato il 25 agosto. Abbiamo fatto una bella esperienza di ascolto reciproco, di dialogo e di discernimento, secondo lo stile sinodale”.
Cosa caratterizza questo documento?
“La sua laicità! Nel senso più alto del termine, che non combacia con laicismo. Sia perché è un testo redatto da un gruppo di laici cristiani. Sia perché, secondo lo spirito della Dottrina Sociale della Chiesta, vuole parlare a tutte le persone di buona volontà, che condividono valori morali profondamente umani: senza preclusione nei confronti di nessuno”
C’è un messaggio più profondo in questa attività avviata dai fedeli laici di Catania?
“Siamo consapevoli che come comunità cristiana non possediamo ricette e soluzioni per ogni problema, piuttosto vogliamo essere compagni di viaggio con tutte le persone di buona volontà per sostenere e incoraggiare la ricerca e l’attuazione di proposte per il bene comune. In definitiva, vogliamo essere cristiani che non si abbandonano al pessimismo sulla tragicità dell'oggi, ma cercano i segni dei tempi in cui sono stati chiamati a vivere, sapendo mettere mano alle cose con la responsabilità e il coraggio della profezia”
Si palesa un’aspirazione ben più nobile. È corretto?
“Aspirando a un ideale alto di città, vogliamo parafrasare Papa Francesco e diciamo: “Come sono belle le città dove ognuno fa la sua parte perché si crei un nuovo umanesimo fraterno e solidale!”.