Le cose che non avremmo voluto conoscere.
In occasione della “prima” alla Scala, il solito assalto negli spazi antistanti di protestatori.
È diritto la critica; conosciamo e rispettiamo la libertà senza eccessi di chi manifesta.
Scrivere però che la presenza del Presidente del Consiglio, che accompagna quello della Repubblica nella cui mani ha giurato, non è gradita nella “città della Resistenza”, a Milano cioè, è atto di becera politica, che imbratta la manifestazione più della vernice lanciata.
Se lamentele hanno, le riservino nella sede della protesta, a palazzo Chigi. E, intanto, da padroni di casa, accolgano con civiltà.
Tema centrale, il reddito di cittadinanza.
Cartelloni con minacce alla famiglia del Presidente del Consiglio, estese anche alla bambina, la figlia Ginevra, trasformano l’induzione in reato, e, quindi, la libertà di espressione impatta col codice.
Scoprire poi che il gentile autore del nobile pensiero “Quando poi vedi tua figlia potrai piangere quanto vuoi, io ti sventro”, sia un 27enne di Rosolini, riempie di orgoglio per tanta coraggiosa intelligenza…
Ci aspettavamo l’intervento calmieratore di Giuseppe Conte.
Il quale, non può limitarsi alla ipocrisia ecumenica, lavandosi le mani. Se la realtà è pessima consigliera, bisogna canalizzarla nell’offrire rimedi.
Nessuno mai ha parlato di soppressione dello strumento di sollievo a chi versa in situazioni di bisogno e non ha strade di sopravvivenza alternative.
Il governo vuole riformare quello che da molti non è considerato un reddito provvisorio, ma un vitalizio.
Con un ventaglio di proposte correttive.
Il capopopolo Conte, avendo annusato la violenza pericolosa della protesta, fingendo di scendere dall’albero, si trasforma di fatto in istigatore. Conte è docente universitario non nelle facoltà di agraria o di chimica, ma in quelle specifiche di diritto.
Se vuole invocare l’ignoranza della legge come esimente, si riveda l’istituto e si preoccupi, intanto, degli sviluppi incontrollabili.
Consoliamoci, invece, con le cose che ci riempiono di orgoglio civico.
La prestigiosissima rivista sulle celebrità internazionali, stilata da “Forbes”, titola “Giorgia Meloni è la settima donna più importante del mondo”. Si, la settima!
Se Conte vuole essere utile, ne tragga vantaggio per potersi poi vantare del calibro della interlocutrice.
Se vuole gestire i risentimenti, i frutti potranno essere avvelenati. Per tutti.
Intanto, la giovane veterana, alla testa della coalizione di destra – centro, procede lucida e instancabile nella “Finanziaria”, la più difficile degli ultimi trent’anni, disseminata di criticità, che generano altre criticità.
Come diceva il filosofo ruspante del mio paese “è decisa e sicura, sembra nata imparata”.