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Stile e qualità nel "buon anno" del Bellini

2023-01-02 17:31

Aldo Mattina

Cronaca, Spettacoli, Focus,

Stile e qualità nel "buon anno" del Bellini

Dopo gli anni della pandemia in teatro si respirava un’aria molto festosa, una sorta di agognata rinascita che ha portato un pubblico da ‘tutto esaurito

 Se il primo gennaio segna l’inizio del nuovo anno per gli appassionati di musica è anche il giorno dell’immancabile appuntamento con il Concerto di Capodanno, anzi con ‘I Concerti di Capodanno’. In televisione è un rincorrersi tra Vienna e Venezia dove si svolgono i due appuntamenti istituzionali, quello austriaco all’insegna degli Strauss, fra valzer, polke e galop conclusi dalla Marcia Radezsky  e quello della Fenice dedicato al melodramma (prevalentemente italiano) dopo una prima parte, mai trasmessa peraltro in TV, aperta da una grande Sinfonia classica (quest’anno è stata l’italiana di Mendelssohn).  Da tempo il Teatro Massimo Bellini ha conquistato il suo posto di tutto rispetto ‘affiancando’ nel cuore dei Catanesi i più titolati appuntamenti, cercando una ‘terza via’ (una commistione tra i valzer dell’Austria felix e il melodramma o l’operetta). Quest’anno è stata la volta di una ‘quarta via’, forse più innovativa, privilegiando la musica strumentale-corale internazionale che spaziava da Beethoven a Chabrier, da Verdi a Massenet, da Khachaturian a Bernstein, da Smetana a Suppè, senza rinunciare all’omaggio iniziale a Bellini con la Sinfonia della Norma e la conclusione nel segno degli Strauss. La ricerca dell’identità continua.

     Dopo gli anni tristi della pandemia in teatro si respirava un’aria particolarmente festosa, una sorta di agognata rinascita che ha portato un pubblico da ‘tutto esaurito’ (ma perché ostinarsi a chiamarlo soldout ?) e una ricercata eleganza, sottolineata ed evidenziata nel corso della ripresa televisiva di Telecolor che, in una lunga premessa al collegamento (circa tre quarti d’ora prima dell’inizio del concerto), ha amplificato l’aspetto glamour della serata, tra interviste, auguri e passerelle varie…

      Sul podio una vecchia conoscenza del teatro Bellini, cresciuto in questi anni fino a raggiungere punte di eccellenza, e il sovrintendente Cultrera nel porre gli auguri al pubblico ha annunciato che Eckehard Stier (nella foto) è adesso il direttore principale ospite del teatro. L’orchestra ed il coro hanno sicuramente raggiunto una grande intesa con lui e lo hanno ampiamente dimostrato durante l’esecuzione del variegato programma. Stier lo ha diretto con il consueto rigore e con un piglio appropriato al momento di festa, ritmi ben scanditi, melodie ampie e definite, agogica puntigliosa. A parte le consuete riproposte ormai di rito – la Sinfonia dalla Norma, il Coro d’introduzione dalla Cavalleria Rusticana di Mascagni, la Cavalleria leggera di Franz von Suppè, il Coro delle zingarelle e dei toreador dalla Traviata di Verdi, la Meditation da Thaïs di Massenet (egregiamente esaltata dal primo violino Vito Imperato), la Tarantella dalla Boutique fantasque di Rossini-Ravel, l’Inno alla gioia di Beethoven (estratto finale della nona Sinfonia – non sono mancate alcune pagine inusuali come la Polka e coro da La sposa venduta di Smetana , parte della suite Masquerade di Aram Khachaturian (cinque numeri su otto) e l’Ouverture da Candide di Leonard Bernstein.

    Su tutto aleggiava una festosa eccitazione che rendeva il pubblico assai partecipe, fino alle note ‘viennesi’ di Johann Strauss, Pizzicato polka, Tritch-Tratsch polka ed il celeberrimo valzer Sul bel Danubio blu.

     Il bis scelto da Stier è stato il celebre, travolgente Can-can di Hoffenbach ma il pubblico ha invocato a gran voce anche la Marcia Radezsky di Johann Strauss padre a cui non si vuole assolutamente rinunciare (verrà quel giorno ?). Il direttore dopo aver accondisceso…ha riproposto il Can-can con cui ha chiuso la serata tra lanci di coriandoli colorati. Una bella lezione di stile e ci viene da un musicista tedesco.