Un mio antico amico dalla permanente saggezza, Giovanni Ciancimino, scrivendo della politica regionale e nazionale, ricorda Winston Churchill, che, sul tema della “giravolta e inaffidabilità degli italiani” sentenzia con scrittura bronzea: “Bizzarro popolo gli italiani.
Un giorno 45 milioni di fascisti. Il giorno successivo 45 milioni tra antifascisti e partigiani. Eppure questi 90 milioni di italiani non risultavano dai censimenti”.
Coerenza della inaffidabilità, l’avvilente sentenza.
Leggendo, dopo la condivisione etica, sono sceso alle conclusioni pratiche.
Enrico Letta, sempre più gelidamente agitato, cerca arruolamenti al suo “campo” sempre più ristretto.
Invece di sfidare il ridicolo con la consacrazione domenicale di quelli definiti eretici il sabato, perché non rovista meglio il passato, per trovare almeno parte di quei 45 milioni apparsi dalla nebbia in un solo giorno?
E ora a noi. Alle concretezze assolute. Si tratta di un sogno riscontrato, classificato “supercazzola zero zero zero”.
È un omaggio che intendiamo fare allo stratega politico Enrico Letta e che coinvolge persone a noi care, ma pur di salvare il Paese, affrontiamo duri sacrifici.
L’origine ha un nome: Nicodemo 24°, discende dall’illustre omonimo biblico, quel signore elegante e barbuto che stazionava di giorno nel Sinedrio e di notte si recava da Gesù, orgoglioso del doppio gioco per salvare il “Giusto”, non sapendo di avere inventato un metodo millenario, anche se la persona da proteggere non avesse meriti ma vantaggi da assicurare: il “nicodemismo”.
Finita la breve premessa, riprendiamo il colloquio con “Enrico, stai sereno” e riferiamo. C’era in Sicilia, alle pendici dell’Etna, una famiglia, il cui capo, avvocato penalista e poi senatore era il legale segreto del doppiogiochista Rasputin, padrone della corte dello Zar per le sue virtù guaritrici, vere o presunte.
I figli dell’avvocato riuscirono tutti nella vita e in politica.
Uno, il più noto, Ignazio, ha tuttora ruolo e fama, e si prodiga per il rinnovo in Sicilia del presidente Musumeci, nome di chiara origine russa, colpevole indifendibile di onestà e competenza. Ignazio, da me conosciuto fugacemente in aereo, viene descritto come geniale tessitore di rapporti alti, sicuramente rispondente al vero per il prestigio di cui gode, al punto da fare dimenticare le origini del vero cognome.
Egli nasce “La Russia” e non “La Russa”, e, perciò, è il naturale referente segreto di Putin, che lo tiene in alta considerazione al punto da coprirlo nel ruolo di amico fidato e permanente.
Questo è il sogno. Tocca ora smascherarlo allo stratega “stai sereno”, agevolato dalla disponibilità di una serie di disoccupati della “Compagnia 2 mandati”, che comprende un ex ministro di Giustizia e uno scrittore di talento, secondo alcune testimonianze mai giurate di contemporanei. Quindi, collaborazione qualificata. Il resto tocca all’aspirante leader, che viene descritto agiatissimo. Non si sa perché.
E, intanto, Ignazio trema, temendo la scoperta.