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Pd, Schlein, tutti i nodi vengono al pettine

2023-03-31 22:06

Enzo Trantino

Cronaca, Politica, Focus,

Pd, Schlein, tutti i nodi vengono al pettine

Dopo l’euforia dell’ottimismo, la ragione presenta il conto alla neosegretaria del PD Schlein: la politica è di ferro, raramente di gomma

Era fisiologico.

Dopo l’euforia dell’ottimismo, la ragione presenta il conto alla neosegretaria del PD Schlein: la politica è di ferro, raramente di gomma.

La nuova venuta era stata un pugno allo stomaco degli assenti divenuti popolo dei gazebo. Era ostilità al torpore della classe dirigente; era la distanza delle “novità” mai tali, secondo i critici di Stefano Bonaccini.

Quindi, la sorpresa. Non una scelta, ma un’occasione.

L’inattesa indossò i pantaloni di Giovanna d’Arco e minacciò sfracelli. Sbagliando scelse gli eccessi che non potevano confondersi con l’asprezza dei problemi esistenti. Una sete di vendetta contro il governo Meloni a cui rimpallare il dramma della quotidianità ignorate da una eternità di governi di sinistra: undici anni di potere senza una vittoria alle urne, tranne una breve parentesi.

Ritornati alla ragione, tornava la domanda: ma rispettando i “diritti”, che erano tali anche quando il PD li ignorava, quali le concretezze per ribaltare l’esistente? Quali le nuove intese? Come fingere amicizia con Conte, schiumante per la perdita di consensi nell’inseguimento al centro-destra?

Fare le pulci persino sulla siccità dei fiumi e affidare all’esangue alleato dei “verdi” le pietre dell’Adda portate in Parlamento per provare la... responsabilità del governo Meloni, è riuscito a inondare di ridicolo Montecitorio, sebbene la siccità.

Ma il male oscuro del PD scavalcava le emergenze, esplodendo tra i delusi, i defenestrati.

Ecco allora, a seguito degli assetti interni di potere, i segnali di personaggi sbalzati dalla sella del comando: “Ritengo che questo passaggio abbia avuto elementi di forzatura politica, sia nella interpretazione del risultato congressuale che nel rapporto con l’autonomia dei gruppi parlamentari”.

A sbottare è un personaggio stimato per il suo equilibrio, Lorenzo Guerini.

 Per condire meglio il disagio, altra disarcionata: Simona Malpezzi, capogruppo uscente al Senato: “Avrei preferito che la discussione avvenisse prima tra di noi, che sui giornali”. A seguire, la mancata tuttologa, ex presidente dei deputati, Debora Serracchiani: delusione per il pericolo attuale “nell’autonomia dei gruppi”.

I beninformati vogliono latente, ma pronta a esplodere la battaglia per la “compensazione” con le scelte per la segreteria.

Non potendo attribuire alla Meloni i mal di pancia del PD, quale sarà la mossa vincente della Schlein?

Se si rompe il cerchio magico del potere sul partito, andranno in fumo “diritti” veri e fasulli, tornerà la restaurazione del clima di odio, caramellato con la rancida formuletta di “opposizione senza sconti”?

Con quali compagni di viaggio, con quali programmi, quando un attuale avversario di governo, Carlo Calenda, dichiara con toni perentori che non si riconosce in nulla del progetto del nuovo PD?

E Conte che già si smarca, pur essendo rotto a tutte le esperienze, non perde occasioni per il “distinguo”. Si ha l'impressione che invece dei "calzari" di combattimento, tornino attuali gli stivali del fallito, isolato profeta degli “umili”, Soumahoro, che rivendicava il “diritto alla eleganza" della moglie. Con i soldi altrui, però.