Con il dimissionario Presidente della Regione Sicilia, On. Nello Musumeci, c’era anche l’Assessore al Mare per la posa della prima pietra - di cemento - della nuova cittadella della giustizia, in viale Africa, Catania. Come se gli animali andassero a fare la festa al mattatoio….
Si, perché Catania è una città di mare che nega il mare; e quindi nega se stessa. E lo fa con tanto di Assessore. Michele Cristaldi.
Il progetto per la nuova “cittadella della giustizia” è sbagliato per tre ragioni. O forse più che sbagliato è un’occasione perduta per tre ragioni: la prima è che va restituito il mare alla città. E va fatto non solo con i depuratori adatti al fine di eliminare i divieti di balneazione (un fallimento turistico e non solo); ma anche aprendo il fronte urbano verso lo Jonio. E quale migliore occasione se non, una volta demolito il palazzo delle poste, restituire quel nuovo vuoto urbano ai catanesi, alla città, al mare? Peccato.
La seconda ragione è che questo intervento non è la “nuova cittadella della giustizia”, ma solo una parte. Il tribunale resterà infatti dove si trova oggi, in piazza Giovanni Verga, e pertanto questo intervento non segue una strategia ma una soluzione ad un problema. E, si sa, la soluzione ad un problema risolve quel problema e ne genera altri, di problemi . Ecco perché la Città ha bisogno di strategie e non di soluzioni, urbanisticamente parlando. Peccato.
La terza ragione è che se si voleva fare una Cittadella della giustizia, tribunale compreso, la si doveva fare a Librino. Non solo per la vicinanza alle autostrade e all’Aereoporto sposando una logistica che avrebbe alleggerito il traffico urbano; ma anche e sopratutto sarebbe stata “un’occasione giusta per la giustizia”. Si sarebbe potuto dare un segnale forte: collocando la cittadella della giustizia in un sito in cui la giustizia non c’è. Peccato.
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Giancarlo Leone è nato a Catania. Architetto, si occupa di progettazione, restauro architettonico e design, guarda le città cercando di intervenire quando i processi evolutivi lo consentono. Vive e lavora tra Milano e il Capoluogo Etneo
(Foto Stefano Anzini)