Emma Dante torna alle origini del suo teatro fortemente impregnato di palermitanità, riecheggiando i folgoranti temi sulle condizioni e sull’essenza della gente del sud (e di Palermo in particolare) esplosi nella ‘Trilogia della famiglia’ costituita da mPalermu (2001), Carnezzeria (2002) e Vita Mia (2004). Temi che, peraltro, non abbandonerà in diversi lavori successivi. Eclatante sarà ancora, per esempio, ‘Le sorelle Macaluso’ del 2014 (portato anche sugli schermi nel 2020). Stessa sorte toccata a ‘Misericordia’, scritto nel 2020 e successivamente adattato (nel 2023) per il grande schermo.
‘Misericordia’ è approdato adesso alla sala Verga nell’ambito della Stagione teatrale 2023/24 del Teatro Stabile di Catania. Uno spettacolo dalla forza espressiva dirompente e dalla scrittura concisa ed essenziale che rappresenta un vertice assoluto nel percorso drammaturgico della scrittrice, regista ed attrice palermitana.
È una favola moderna in cui prendono vita tre donne, Anna, Nuzza e Bettina e un ragazzo menomato, Arturo, che vive con loro nel degrado di una baracca in una Sicilia periferica, fatiscente. Durante il giorno, le donne lavorano a maglia, mentre la sera offrono ai passanti i loro corpi. Le donne si prendono cura come possono di Arturo; il ragazzo è rimasto orfano poiché la madre, Lucia, è morta subito dopo il parto a causa delle violente legnate ricevute dal marito, un falegname soprannominato ‘Mastro Geppetto’. Arturo, nato settimino e rimasto mentalmente un bambino, non parla ma si esprime con il corpo. Iperattivo, è sempre in attività alternando ripetitivi movimenti autistici a movenze di danza che sembrano evocare la circolarità del ballo derviscio. La sua ingenuità non è minimamente intaccata dall’ambiente in cui vive e può comunque contare sull’amore delle tre ‘madri’ che, alla fine, decideranno di affidarlo ad un Istituto per garantirgli una vita migliore.
La scena, scarna e buia, ravvivata solo dalle luci di Cristian Zucaro, presenta solo quattro sedie ed una serie di sacchi di spazzatura contenenti rifiuti, bottiglie di plastica, giocattoli, simboli stessi della miseria umana cui sono ridotte le donne ed il ‘picciotto’. È una storia struggente dominata dalla desolante solitudine e sconforto in cui le donne sono costrette a vivere, resa ancor più pregnante dall’identitario uso del dialetto che connota il sud, il palermitano per Italia Carroccio e Manuela Lo Sicco e il pugliese per Leonarda Saffi. Tre attrici che dominano la scena con una partecipazione dirompente per la sua crudezza, lacerante ma umanissima nell’accudimento di una creatura su cui hanno riversato tutti i loro sentimenti. Simone Zambelli si rivela ballerino-attore prodigioso, capace di avvolgere la disabilità di un’aura poetica coinvolgente e commovente.
Lo spettacolo, co-prodotto dal Piccolo Teatro di Milano Teatro d’Europa con la Compagnia Sud Costa Occidentale e il Teatro Biondo di Palermo, è stato insignito del Premio 2020 dell’Associazione nazionale Critici di Teatro per “un congegno teatrale perfetto per densità concettuale e sguardo pietoso sulle fragilità umane”. È valso inoltre il Premio Ubu 2020-21 come miglior attrice a Manuela Lo Sicco.