Qualche anno fa, il celebre architetto Renzo Piano, in una intervista memorabile, invitò alla riflessione: “il passato è un rifugio sicuro, il passato è una costante tentazione. E tuttavia il futuro l’unico posto dove possiamo andare”.
Se la politica con l’elmo, intenta alle piantagioni dell’odio, riflettesse, ne trarrebbe conforto culturale.
Agatone, scrittore e drammaturgo greco, amico di Euripide, dettò una scultura di saggezza: “Neppure Giove può cambiare il passato”. Quando si dice “appartiene alla Storia”, non viene nutrita l’affermazione del pensiero di questo illustre pensatore, e così si dibatte sul nulla.
Perché l’attuale tema.
Esiste uno storico palazzo, antica sede di istituti governativi. Dal muro pendono tutti i responsabili massimi di quegli uffici di alta gestione economica.
Tra tanti ritratti vi è quello di Benito Mussolini, che fu tra gli amministratori di vertice.
Con un piglio patetico se ne chiede la rimozione, dopo averne convissuto per una vita in quei ritratti.
Il presidente del Senato La Russa, ha ricordato che sta maturando la distruzione della Storia. Quel ritratto non è elogio, è memoria.
Ma c’è un argomento che mette all’angolo ogni polemica.
Il palazzo ospitante è intitolato al celebre architetto Piacentini, professionista illustre, che godeva la fiducia del regime fascista, per le opere di grande rilievo.
Se vogliamo essere coerenti, questi geniali custodi di cultura, dovrebbero chiedere l’abbattimento del famoso palazzo, per costruirci, sempre per coerenza, la Casa del nulla, per arrivare a radere al suolo l’EUR, e le tante sedi romane e italiane.
Così sono tornati all’Afghanistan, nel 2001, quando il furore distruttivo si svegliò contro i Buddha di Bamiyan, le statue scolpite a 230 chilometri dalla capitale Kabul; una delle statue era alta 38 metri e risaliva a 1800 anni fa, l’altra di 53 metri e contava 1500 anni. Che delitto!
L’abbattimento delle statue ha prodotto però risultati opposti: ha accresciuto la domanda dei visitatori per conoscere ulteriori elementi dello scempio, e, nel 2003, i monumenti sono stati inseriti nel Patrimonio mondiale dell’umanità dell’UNESCO, che si è impegnato con tante nazioni per la ricostruzione.
Quindi da Agatone, alle statue dei Buddha, a Piacentini, a Renzo Piano, si impingua la lista dei testi a favore non di questa o di quella fazione, ma della Storia intera, come atlante della vita di un popolo. La propaganda non ha mai sostituito la Storia.
Un invito, indifferente… alla indifferenza dei nuovi padroni del vuoto.
Tornate in voi, rassegnatevi, curatevi se il fenomeno dell’odio è così ribelle da resistere.
Se, poi, volete controllare gli effetti, andate in Afghanistan e sentirete l’eco del pudore della Storia stuprata. La “Storia della Umanità” che non porta distintivi e bandiere.
Così continuando, non c’è il timore, del presente, ascrivibile a non so quale logica, ma il delirio verso un’epoca. Quindi fenomeno patologico.
Siete posteri inconcludenti. Rendetevene conto.