Torna dopo dieci anni a Catania, per la stagione di prosa del Teatro Stabile di Catania, Peter Stein, il grande artista berlinese, fondatore dello Schaubuehne, da anni residente in Italia (in Umbria), avendo sposato l’attrice Maddalena Crippa. Allora diresse una memorabile edizione del dramma di Harold Pinter, “Il ritorno a casa”; questa volta in chiave comica, per dirigere “Crisi di Nervi” una silloge di un altro grande autore particolarmente amato da Stein, Anton Čechov, comprendente tre atti unici dell’autore russo, “L’orso”, “I danni del tabacco” e “La domanda di Matrimonio”. Suoi collaboratori usuali, Ferdinando Woegerbauer per le scene e Anna Maria Heinreich per i costumi (le luci sono di Andrea Violato) e, naturalmente, Maddalena Crippa come interprete del primo atto unico.
I tre lavori appartengono al genere del Vaudeville, cui Čechov si dedicò particolarmente durante la prima fase della sua attività teatrale, segnata dall’insuccesso delle commedie “Ivanov” (1887) e “Lesij” (Lo spirito della foresta, 1889). “I danni del tabacco” è del 1866, “L’orso” e “Una domanda di matrimonio” del 1888. In questi lavori troviamo già tutto il Čechov del suo futuro teatro maggiore, fatto di figure fragili, perdenti e destinate alla sofferenza (“Il gabbiano”, “Tre sorelle”, “Il giardino dei ciliegi”…) mentre nel genere ‘leggero’ del vaudeville prevalgono il sarcasmo, il grottesco, l’assurdità, il paradosso.” I personaggi” – come scrive lo stesso Stein – nelle note di regia, “di volta in volta si fanno prendere da crisi di nervi [da qui il titolo generale dello spettacolo], si ammalano, sono preda di attacchi isterici o litigano in continuazione tra loro”. Tutto si può dire di questi tre atti unici ma certamente non che si tratti di un Čechov ‘minore’ e l’adattamento di Peter Stein e Carlo Bellamio lo dimostra ampiamente.
Ne “L’orso” la vedova Elena Ivanovna Popova è un’apparentemente inconsolabile Maddalena Crippa, assediata da un rabbioso Smirnov, un invadente e rabbioso Alessandro Sampaoli che le entra in casa pretendendo l’immediata restituzione di un debito del defunto padrone di casa. La Crippa gli tiene testa, con una regale e determinata aria da mattatrice della scena, fino a smuovere la rabbia dell’”Orso” trasformandola prima in profondo rispetto poi in incondizionato innamoramento. Da una sfida a duello si passa al passionale bacio finale, con contemporaneo sparo di pistola (a vuoto, naturalmente); intanto il servitore Luka (Sergio Basile) si accascia terrorizzato su una sedia.
“I danni del tabacco” è un monologo, cavallo di battaglia di tanti primattori (a Catania ne ricordiamo una magistrale ‘lezione’ di Glauco Mauri di qualche anno fa), che il povero Ivan Ivanovic Njuchin è costretto a pronunciare controvoglia, in forma di relazione accademica, per volere di una dispotica moglie che definisce il marito ‘spaventapasseri’. Tra colpi di tosse e attacchi di asma (l’uomo è egli stesso un accanito fumatore) Gianluigi Fogacci ne descrive tutto il senso di inadeguatezza e frustrazione che da lui promana.
“La domanda di matrimonio” infine è la più isterica, grottesca ed assurda vicenda da vaudeville tra quelli presentati. Strepitosi e volutamente sopra le righe sono i due ‘promessi sposi’, Alessandro Averone ed Emilia Scatigno (Ivan e Natalia), nel lasciarsi andare a furibondi litigi costellati da frenetici ‘tic’, crisi di svenimento ed attacchi epilettici, risolti alla fine da un rapido invito del padre di lei, Ciubukov in funzione di presunto paciere (ancora Sergio Basile) a chiudere il sipario.
Divertimento assicurato, sì, e ottima prova di attori guidati dal talento registico di Peter Stein.