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Dario Pistorio: Siamo al collasso economico, o ci aiutano o chiudiamo

2022-09-14 16:51

Nunzia Scalzo

Cronaca, Attualità, Interviste, Focus,

Dario Pistorio: Siamo al collasso economico, o ci aiutano o chiudiamo

I rincari sono pesanti per tutti, ma gravano in maniera diversa nel Paese. In Sicilia gli effetti del carovita sono disastrosi

Mostrano l’ascia di guerra e promettono battaglia i gestori dei pubblici esercizi siciliani che, stretti nella morsa dell’aumento dei prezzi e dei costi altissimi dell’energia, stanno vivendo l’ennesima stagione di perdite e disagi. In questo clima caldo, sostenuti dalle associazioni di categoria, sono pronti a far sentire le ragioni di un comparto ormai  giunto al capolinea. “Il nostro obiettivo è richiamare l’attenzione di tutti su una realtà che non è più sopportabile, dobbiamo alzare l’asticella della protesta - spiega Dario Pistorio, presidente della federazioni italiana pubblici esercizi Confcommercio Sicilia – Per questo motivo domani, 15 settembre, quindicimila pubblici esercizi, tra cui anche alcuni supermercati, spegneranno le insegne luminose a partire dalle 20, un primo segnale alla politica perché intervenga a risolvere un problema che non è più chiacchiera o ipotesi, ma realtà da affrontare subito e senza rinvii”.

Cosa chiedete?

"Di essere aiutati. Bisogna evitare che per far fronte ai costi sempre più insostenibili dell’energia, i pubblici esercizi si ritrovino costretti non solo a ridimensionare ma addirittura a chiudere le attività. Siamo in ginocchio, non possiamo più andare avanti così, stiamo investendo tutti i soggetti politici, abbiamo scritto una lettera ai candidati alla presidenza della Regione perché intervengano al più presto, perché scendano con i piedi per terra, perché si sveglino e capiscano che se non ci danno una mano, a breve quasi diecimila esercizi siciliani chiuderanno i battenti e oltre ventimila persone resteranno disoccupati”.

Vi hanno risposto?

"Fin qui ci hanno risposto dalla segreteria di Renato Schifani e dalla segreteria di Caterina Chinnici. Parleremo con loro, faremo sentire le nostre ragioni, ma non ci accontenteremo di promesse".

Quali le vostre richieste?

"Intanto lo sconto sulla tassazione diretta di benzina, gasolio e Gpl: la Sicilia è una regione a statuto speciale come il Trentino, non si capisce come mai noi paghiamo tutto mentre i trentini hanno avuto il taglio delle accise con un notevole risparmio sui costi. Ecco chiediamo che anche da noi vengano azzerate le accise sui carburanti, un aiuto reale e concreto”.

Di che numeri parliamo, di quanto sono aumentati i costi energetici?

"Gli importi sono cresciuti in maniera esorbitante. Tanto per citare soltanto alcuni esercizi commerciali della nostra città, ci sono bar che hanno ricevuto bollette per 50mila euro; un lido ha calcolato che riceverà una bolletta di 45mila euro con un costo medio giornaliero di 1500 euro al giorno; un panificio ha ricevuto una bolletta di 6mila euro. Questi sono i numeri che ci condannano, questi i costi che strozzano le nostre attività, e sono spese che non possiamo riversare sul pubblico, ma non abbiamo neppure le risorse per fronteggiarli”.

Il caro-bollette è un problema nazionale, vi siete rivolti anche ai candidati deputati?

“La situazione è nota a tutti anche a livello nazionale. Il punto è che nel resto del Paese i rincari gravano su famiglie e imprese che hanno situazioni economiche diverse dalle nostre, in Sicilia gli effetti del carovita sono davvero catastrofici: se a Bolzano il caffè passa da 1 euro e 20 a 1 euro e 50, l’avventore storce il naso, si lamenta, ma il caffè lo piglia lo stesso. In Sicilia no, da noi un caffè più di 1 euro e 10 non lo puoi vendere. Questa è la differenza, la nostra è una realtà socioeconomica diversa e bisogna tenerne conto”.

Quali soluzioni proponete?

“Abbiamo non una, ma tre soluzioni. A lungo termine abbiamo pensato di costituire delle comunità energetiche tra di  noi per produrre energia da cedere al Gestore, in cambio di bollette più leggere, ma prima di concretizzare e rendere operativo il progetto devono passare cinque anni. Quindi abbiamo due proposte anche  breve termine: o abbattere almeno del 50 o 60 per cento il costo delle bollette con lo Stato che deve farsene carico, oppure che ci venga riconosciuto una specie di debito di guerra, da restituire a piccole rate al mese”.

Cosa vi aspettate dalla politica?

 “Spero che si muova. Il compito dei politici è trovare soluzioni per i cittadini che consegnano loro un mandato. O ci aiutano oppure chiudiamo. Peraltro, se non si interviene con provvedimenti seri, il rincaro in bolletta potrebbe alimentare un altro grave rischio, quello dell’aumento del numero di persone che finiscono nella mani degli usurai. Durante la pandemia abbiamo avuto accesso al credito e siamo riusciti ad andare avanti. Oggi non è possibile, la prima bolletta si può rateizzare, la seconda no, va pagata. Ma noi non abbiamo i soldi.

Se per qualche ragione le risposte tardassero ad arrivare?

"Io penso che non tarderanno, e comunque, se non saremo ascoltati, abbiamo anche altre manifestazioni in programma, e soprattutto il 25 settembre si vota o si dovrebbe andare votare…"