È trascorsa una settimana dall’evento organizzato a Catania dall’Unione Italiana Commercialisti, il quarto congresso nazionale che nella città etnea è stato voluto e portato dai commercialisti Tito Giuffrida e Salvo Scaffidi e dai loro colleghi della sezione locale.
Ho avuto modo di partecipare al convegno, in una sessione dedicata all’intelligenza artificiale, e in generale ho potuto apprezzare il taglio che è stato dato alla giornata di lavori sui due temi portanti, ovvero l’intelligenza artificiale e la sostenibilità ESG. Si tratta di temi di grande attualità, destinati ad avere un impatto non lontano sulla professione di dottore commercialista.
Da un lato, l’intelligenza artificiale, soprattutto quella generativa, potrebbe rivoluzionare l’attività professionale perché delegherà alle macchine e ai programmi intelligenti alcuni compiti più di routine che attualmente sono svolti dai commercialisti.
Dall’altro lato, gli ESG rappresentano da tempo una novità in termini di principi e metriche sul funzionamento delle imprese, nell’ottica della sostenibilità globale, ovvero ambientale, sociale e di governance. Anche in questo caso, sarà necessario per i commercialisti adeguarsi prontamente a queste profonde trasformazioni aziendali.
Il parterre di relatori è stato di primissimo piano, proprio perché il presidente dell’Unione Italiana Commercialisti Domenico Posca ha voluto, insieme agli organizzatori locali, che i due temi fossero analizzati in dettaglio, mettendo a confronto punti di vista differenti.
Ad esempio, quando si è discusso di intelligenza artificiale, sono emerse sia le preoccupazioni legate ad un impiego sempre più massiccio di tali nuove tecnologie nell’esercizio della professione sia le sfide che una rivoluzione del genere comporterà per i professionisti.
Quella del dottore commercialista è una professione in evoluzione, come il congresso catanese dell’Unione Italiana Commercialisti ha pienamente confermato. La proliferazione di norme in materia fiscale nel corso degli anni ha finito per esasperare sia i professionisti che le imprese, tant’è che oggi si reclama da più parti una semplificazione che potrebbe essere in dirittura d’arrivo con la nuova riforma resa possibile dalla legge delega al Governo.
Ma il commercialista non è solo un fiscalista. Dai clienti, è visto alternativamente come un aziendalista, un intermediario, un burocrate, un giurista. Troppe visioni di una stessa professione che però non sempre aiutano i commercialisti a ricavarsi un corretto posizionamento nel mercato dei servizi professionali.
La sfida in realtà dovrebbe essere quella di adottare il modello della consulenza globale alle imprese, tenuto conto che la stragrande maggioranza di esse sono piccole e medie, a conduzione familiare. A differenza di altri professionisti che ruotano intorno alle imprese, come avvocati, ingegneri, consulenti tecnici e del lavoro, i commercialisti sono dei veri e propri gatekeeper, cioè degli esperti e degli abilitatori che possono apportare competenze manageriali laddove, specialmente per ridotte dimensioni e assetti organizzativi semplificati delle aziende, queste ultime difettano negli imprenditori tradizionali.
Essendo per formazione e pratica professionale soggetti che operano a fianco delle imprese, i commercialisti si potrebbero prospettare più come consulenti globali che come esperti con competenze verticali nella pianificazione fiscale, nel contenzioso tributario o nelle questioni giuslavorative. Recuperando tale identità di consulenti, i commercialisti acquisiranno così ulteriori competenze per presidiare le nuove sfide dell’intelligenza artificiale e della sostenibilità globale. E sentiranno di meno il fiato sul collo delle grandi società di revisione e dei centri di assistenza fiscale che da due lati differenti hanno finito per schiacciare i commercialisti dentro uno spazio non sempre comodo in cui sono rimasti imbottigliati negli ultimi tempi. L’Unione Italiana Commercialisti è un sindacato di professionisti e dunque il suo compito è quello di fare quadrato intorno ai commercialisti per elevarne ulteriormente la professionalità. Al congresso di Catania sono emersi tanti temi, non soltanto quelli che hanno dato il titolo all’evento, che sicuramente saranno oggetto di dibattito nei prossimi mesi.