Due protagonisti profondamente diversi per cultura e formazione artistica si sono incontrati al Teatro Massimo Bellini per dare vita, insieme all’Orchestra Stabile del teatro catanese, ad un programma di grande raffinatezza, ed anche di colorito virtuosismo francese, per la stagione dei Concerti 2024/25. Sul podio il direttore d’orchestra lettone Mārtiņš Ozoliņš, ormai storico direttore della Latvian National Opera and Ballet, che vanta anche due presenze nel nostro teatro. Nel 2007, ancora giovanissimo e ad appena quattro anni dal suo debutto diresse, con spavalda aggressività, il capolavoro di Shostakovich ‘Lady Macbeth del distretto di Mtsensk’ per poi tornare, appena due anni fa per una serata monografica tutta dedicata a Brahms. Con la raggiunta maturità dei suoi cinquant’anni lo abbiamo visto e ascoltato adesso affrontare Ravel, Chausson e Bizet alla guida dell’Orchestra del Bellini, sempre attenta e concentrata, generosa nel suo ‘passare’ dal repertorio lirico (sono da poco finite le repliche della Madama Butterfly) a quello sinfonico, con estrema disinvoltura.
L’altro ‘ospite’ è stato il violinista Salvatore Greco, artista di grande esperienza, che da 34 anni siede come ‘spalla’ nella prestigiosa Orchestra del Teatro Massimo di Palermo. Riflettori puntati, nella prima parte, proprio su Greco che, dopo l’esecuzione orchestrale della meditativa “Pavane pour une infante défunte” di Maurice Ravel, è intervenuto come solista in due pagine dalle caratteristiche espressive notevolmente diverse; nella prima, “Tzigane, rapsodia da concerto per violino e orchestra, op.76”, ancora di Ravel, emergeva il carattere brillante e virtuosistico, introdotto da una lunga cadenza solistica che precede l’ingresso dell’orchestra, con cui il violino dialogherà poi fino alla conclusione. Guidato con analoga sintonia dal direttore d’orchestra, Greco ha sottolineato la timbricità dello strumento con un composto approccio virtuosistico, asciutto e privo di eccessi. Nel successivo “Poème, per violino e orchestra, op.25” di Ernest Chausson veniva ben scandita la linearità melodica della struggente pagina, senza indugiare più di tanto su possibili ceselli agogici.
Ai ripetuti applausi del pubblico l’artista rispondeva con una breve e assai complessa pagina di Eugène Ysaÿe.
La seconda parte era interamente dedicata a George Bizet, in particolare alla seconda suite per orchestra “L’Arlésienne” e ad una corposa selezione tratta dalle due suite per orchestra della “Carmen”.
Qui Ozoliņš ha potuto dare ampio risalto alla natura lussureggiante, ricca di colori e di frenetici ritmi che le partiture di Bizet suggeriscono ampiamente, senza mai eccedere, sottolineando anzi l’alternanza con le significative oasi di serenità.
Il pubblico, che affollava la sala e i palchi ha profuso generosi applausi.