Non poteva essere più sontuosa e riflessiva l’inaugurazione della stagione sinfonica del Teatro Massimo ‘Bellini’, dedicata a Gustav Mahler e alla più lunga ed elaborata delle sue sinfonie, la n. 3 in re minore, per contralto, coro di bambini, coro femminile e orchestra.
Una sinfonia che farebbe tremare i componenti di qualsiasi orchestra, non solo per la sua durata (circa un’ora e quaranta di musica) ma anche per le difficoltà tecniche che, oltretutto, lasciano spesso ‘scoperti’ gli interventi delle singole parti. Una dimostrazione, se ancora ce ne fosse bisogno, del grado di professionalità raggiunto dall’orchestra catanese, qui guidata da Vitali Alekseenok, ancor giovane e brillante direttore bielorusso ampiamente noto ed apprezzato dal pubblico catanese che lo ha più volte visto sul podio del Bellini (della cui orchestra è uno dei direttori ospiti principali) e che in questa occasione ha affrontato una vera e propria ‘sfida’.
La sinfonia mahleriana è, infatti, un vasto affresco in forma spiccatamente narrativa, nel quale si alternano e confluiscono i temi principali del suo mondo: la natura, vista come fonte di vita cui il compositore quasi si conforma, la ricerca del senso della condizione umana, la visione e l’aspirazione a ricongiungersi ad un mondo celeste evocato dagli angeli, la condizione medianica dello stesso compositore che, auspicando ad un amore universale, si pone come tramite per raggiungere l’Amore di Dio.
Articolata inopinatamente in sei movimenti la sinfonia contiene, nella parte mediana (IV e V movimento), l’impiego di un contralto solista, il quale intona un dolente testo tratto da ‘Also Sprach Zarathustra’ di Friedrich Nietzsche, cui si aggiungono subito dopo un coro di voci bianche e un coro femminile, insieme ai quali viene eseguito un Lied tratto dalla raccolta ‘Des Knaben Wunderhorn’ (Il corno magico del fanciullo) di Achim von Arnim e Clemens Brentano; raccolta particolarmente amata da Mahler. Prezioso ed espressivo l’intervento del contralto Polina Shamaeva mentre il Coro di voci bianche “InCanto” istruito da Alessandra Lussi aggiungeva un delicato tocco di gioiosità che si fondeva con lo splendore del Coro femminile del Bellini, istruito da Luigi Petrozziello.
Vitali Alekseenok ha tenuto saldamente le fila del discorso mahleriano instillando nell’orchestra etnea un ampio spettro di emozioni, cangianti così come i ritmi e la dinamica imponevano e sforzandosi al massimo nel mantenere la scorrevolezza del flusso sonoro; impresa non semplice ma affrontata con dedizione e passione e ben restituita al pubblico, grazie anche ad una risposta dei professori d’orchestra, sia come singoli sia nel loro insieme. Una grande prova cui il pubblico ha dato ampio valore con vere e proprie ovazioni finali.
È sicuramente un buon inizio!