Una sorta di contrapposta esposizione di aree geografiche e culturali ha caratterizzato il concerto sinfonico-corale svoltosi al teatro Massimo Bellini di Catania, nel corso della stagione sinfonica 2022-23. Sul podio Giuseppe Grazioli è subentrato al previsto Echehard Stier, mantendendo comunque immutato il programma previsto.
Una serata dai due volti; nella prima parte ci si è aggirati tra gli sconfinati paesaggi della grande Madre Russia, accompagnati da quei compositori che, per primi, avevano operato il distacco del patrimonio musicale dai ‘colonizzatori’ occidentali francesi, italiani e tedeschi. Musorgskij, in primo luogo, ritornato a distanza di una settimana (ricordate i ‘Quadri di una esposizione’) con un poema sinfonico ancor più peculiare, ‘Una notte sul Monte Calvo’ (1867), capostipite di questo genere musicale in Russia, rievocante un’antica leggenda russa intrisa di demoni e streghe con tanto di sabba infernale (dispiace, comunque, che si continui a preferire l’orchestrazione di Rimskij-Korsakov a quella originale di Musorgskij). Per la cronaca va annotato che il monte cui si riferisce Musorgskij si trova in Ucraina, nei dintorni di Kiev! Il musicista di Karevo fu indubbiamente il più importante di quel gruppo di musicisti russi coevi, denominati ‘Gruppo dei Cinque’(ma sarebbe più corretto chiamare ‘Gruppetto possente’) che operarono il distacco dalla tradizione occidentale; gli altri quattro furono: Milij Balakirev, Cezar’ Kjui, Nikolaj Rimskij-Korsakov e Aleksandr Borodin. È singolare il fatto che, a parte Rimskj-Korsakov, tutti gli altri non fossero professionisti della musica come, ad esempio, Borodin (che era un eminente chimico), con cui è stato avviato il concerto di cui ci stiamo occupando. ‘Nelle steppe dell’Asia Centrale’(1880) è uno schizzo sinfonico che possiede una forte capacità evocativo-descrittiva, basato su un ampio tema di natura popolare. Ben più note le celeberrime ‘Danze polovesiane’ tratte dall’opera incompiuta ‘Il principe Igor’.
Alla guida dell’Orchestra Stabile etnea, Giuseppe Grazioli, ha offerto un’interpretazione pregnante, rigorosa sia sotto l’aspetto ritmico sia per l’attenta agogica, con una lettura dall’ampio ‘respiro’ melodico.
Radicale cambio di scenario, e di stile, nella seconda parte della serata, interamente dedicata al compositore statunitense, e grande direttore d’orchestra, Leonard Bernstein. Particolarmente interessante aver proposto, accanto alle conosciutissime ‘Symphonic Dances’ tratte da “West Side Story”, con cui si è chiusa la serata in un tripudio di ritmi e colori, anche una raffinatissima partitura di ispirazione sacra ebraica (e scritta proprio in questa lingua), ‘Chichester Psalms’ per voce bianca, coro e orchestra, scritta su commissione del decano della Cattedrale di Chichester, per il Festival 1965 delle cattedrali meridionali, in Inghilterra (anche se la prima fu, in realtà, eseguita nella Philarmonic Hall di New York). Una composizione che ci mostra il lato più interiore e spirituale di Bernstein, il quale ha dato intensa voce musicale a sei testi originali del Libro dei Salmi, da lui stesso adattati e arrangiati.
Pregevole ed esaltante, come al solito, la prova del Coro istruito da Luigi Petrozziello e dell’Orchestra guidata con esiti addirittura commoventi da Giuseppe Grazioli; emozionante e piena di sentimento la voce bianca della brava Chiara Agata Reina.