Due uomini di sinistra a confronto.
Luciano Violante, docente universitario, giudice ai tempi insanguinati dal terrorismo, e, infine, Presidente della Camera dei Deputati, sempre vigile, acutissimo, protagonista di equilibrio.
L’altro è il teorico dell’odio, sino al grottesco. Scrivo di Letta.
Dichiara, giorni fa: “Ci dobbiamo prendere l’impegno di fare durare questo pessimo governo il meno possibile”.
Bertoldo, antico saggio siciliano gli avrebbe consigliato il silenzio, spiegandogli: “l’ha visto mai un malato grave scagliarsi contro la malattia dopo avere rinunciato alle cure? Inoltre: come fai a definire pessimo il governo che ancora deve insediarsi? Nei reparti psichiatrici solo i disperati si abbandonano al delirio. Anche nella malattia ci vuole ritegno”.
Con altro stile il presidente Violante aveva risposto: “Non giudico ciò che ancora non c’è. Bisogna accordare qualche mese di operatività e poi saranno legittime le critiche, se meritate”.
Ho scritto di “stili” diversi, sbagliando: un ragionamento contro perdurante invasione biliare.
Violante spiegava la crisi del PD come l’abbandono del territorio da parte degli eletti; Letta ricorre ancora al “pericolo fascista” rappresentato da Giorgia Meloni, dimenticando che presso quel soggetto pericoloso egli si è recato in un dibattito pubblico. Collusione col nemico, oppure carità cristiana nel risparmiargli il giudizio che merita?
In Sicilia, poi, il PD venne abbandonato sull’altare dai “cinque stelle”, che fiutarono l’inesistenza programmatica e politica del promesso sposo.
Dispiace solo per l’on. Chinnici, persona perbene, strattonata dentro un ambiente rissoso e inconcludente.
Fabio Manni, corsivista del quotidiano “la Sicilia”, sapidamente commentava il difficile momento della Juventus: “Allegri dopo la sconfitta in Israele: Avevamo l’incontro in pugno, poi l’arbitro ha rovinato tutto fischiando l’inizio della partita”.
L’ex condottiero della disfatta del PD, non tanto per i numeri quanto per la rovinosa strategia, mediti perché gli alleati fuggono prima dell’inizio della gara e telefoni i risultati ai “responsabili” siciliani, e, infine accetti i consigli di uno che la politica ha studiato, Violante cioè, che ha consigliato agli eletti di tornare sul territorio, ammesso che trovino gente, perché le ferite elettorali sono diventate emorragiche.
Avevamo concluso l’articolo, quando abbiamo appreso la bellissima notizia della vittoria di Ignazio La Russa, eletto Presidente del Senato, seconda carica dello Stato.
La memoria è corsa a ricordare una storia comune di battaglie ideali che, senza trionfalismi, conferisce premio alla coerenza.
E’ riuscito, inoltre, a battere la legge dei numeri. Onore ai meriti.