Questa volta il teatro Massimo Bellini è stato in buona compagnia. Dicembre è stato il mese del balletto ‘Lo schiaccianoci’ di Pëtr Il’ijč Čajkowskij; una fiaba ambientata proprio durante le festività natalizie con tanto di albero di Natale in bella mostra sulla scena e nevicata d’obbligo. Čajkowskij lo compose tra il 1891 e il 1892 e andò in scena per la prima volta al Teatro Marijnskij di San Pietroburgo il 18 dicembre 1892. Il compositore si servì del libretto di Alexandre Dumas padre (Storia di uno schiaccianoci) che, a sua volta, l’aveva tratta dal racconto ‘Schiaccianoci e il re dei topi’ di Theodor Amadeus Hoffmann. A dispetto dell’insuccesso della prima rappresentazione il balletto divenne in breve tempo uno dei più rappresentati in tutto il mondo costituendo ancora oggi, insieme al Lago dei cigni e alla Bella addormentata (dello stesso autore) la ‘triade’ più celebre dell’intero repertorio classico di danza.
Non è quindi un caso se durante le festività natalizie tutti i teatri fanno a gara per assicurarsene la rappresentazione; nella sola Italia ne abbiamo contato, in questo 2022 di ordalia post covid, non meno di 12 edizioni (almeno nei teatri maggiori) a partire dalla Scala di Milano e poi il Regio di Torino, il Massimo di Palermo e, ancora, Roma (teatro dell’Opera e teatro Olimpico), Bologna, Padova, Venezia, Verona, ancora Milano (agli Arcimboldi)… Di fatto una sorta di ‘allineamento’ totale perché, evidentemente, Lo schiaccianoci natalizio non può mancare, proprio come il panettone sulle tavole e il Concerto di Capodanno con le musiche, preferibilmente, degli Strauss.
La risposta popolare non si è fatta attendere: teatro ‘tutto esaurito’ (scusate se lo preferiamo all’immancabile anglofono ‘sold out’) in ogni replica, aria di festa con il teatro addobbato con festoni, grandi pupi ‘schiaccianoci’ e alberi di Natale (dall’ingresso al fojer) e la gente che apprezza e sorride. Il teatro è anche questo…
Quanto all’allestimento si trattava di una produzione del Balletto di Milano diretto da Carlo Pesta con le coreografie di Federico Veratti (riprese da Agnese Omodei Salè e Alessandro Orlando), le scene di Marco Pesta e i costumi della Sartoria Teatrale Bianchi. Una scenografia che giocava sull’alternanza realtà-sogno proponendo un’ambientazione anni 20 al primo atto (e nel finale) e un più tradizionale secondo atto ricco di costumi sfavillanti e ballerine in tutù.
Un corpo di ballo giovanile e ben preparato ha fatto da elegante contesto per una coreografia leggera e aerea entro cui agivano i vari solisti, i quali avevano modo di caratterizzare le varie danze (araba, russa, cinese…) lasciando ulteriore spazio ai protagonisti, Clara, il Principe, Drosselmeyer, rispettivamente interpretati da Carlotta De Mattei, Etienne Poletti e Alberto Viggiano (visto al turno C, mentre alla prima era Alessandro Orlando), i quali hanno conquistato con la loro tecnica il pubblico presente.
Dal podio Gianmario Cavallaro ha diretto con proprietà di stile l’orchestra stabile del Teatro Massimo Bellini, riscuotendo alla fine calorosi applausi.