Indubbiamente è la Stagione delle sedute psicanalitiche per il Teatro Stabile di Catania. Dopo ‘La coscienza di Zeno’, tratto dal capolavoro di Italo Svevo, è stata la volta de ‘Il male oscuro’, che Giuseppe Dipasquale ha ricavato e drammatizzato, curandone anche la regia, dal romanzo di Giuseppe Berto. Con un fil rouge nemmeno tanto ‘oscuro’, dal momento che lo scrittore veneto affermò esplicitamente di essersi ispirato a Svevo. Pubblicato da Rizzoli nel 1964, dopo aver subito diversi rifiuti, il romanzo di Berto si prese una bella rivincita conquistando, nello spazio di una settimana, due prestigiosi premi letterari, il Viareggio e il Campiello.
Il romanzo è incentrato sulle vicende autobiografiche dello stesso scrittore e, segnatamente, sui dieci anni di profonda depressione, durante i quali Berto si affidò ad una intensa serie di sedute psicanalitiche (con lo psichiatra Nicola Perrotti) per cercare di analizzare le cause del suo profondo malessere. Nel Male oscuro Berto adotta un linguaggio innovativo che tende a dissolvere gli schemi narrativi tradizionali, operando nel solco della letteratura europea di un Joyce o di uno Svevo e adoperando in modo assai personale tecniche come il monologo interiore ed il flusso di coscienza.
La regia di Dipasquale riesce a rendere giustizia alla scrittura di Berto realizzando, di fatto, un percorso che alterna il racconto dell’io narrante (il protagonista Bepi) alla rievocazione del proprio passato, come in un sogno. Di questo complesso sviluppo narrativo è magnifico protagonista Alessio Vassallo, con una recitazione multiforme, capace di assumere sulle proprie spalle il peso di una condizione straniante, autoironica e coinvolgente. A fargli da convincente ‘spalla’ era Ninni Bruschetta nel duplice ruolo dello psicanalista e del padre, ora in veste di contrasto ora in quella del consigliere medico che lo accompagna verso il superamento della crisi esistenziale.
Del tutto pertinente l’aggrovigliata ambientazione scenico-coreografica realizzata da Antonio Fiorentino (scene), da Dora Argento (costumi) e Rebecca Murgi (movimenti coreografici) mentre le preziose e mutevoli musiche di Germano Mazzocchetti sottolineavano i vari tempi in cui si svolgeva, e si rievocava, la vicenda. Mirabile anche l’intervento della nutrita compagnia di attori, impegnatissimi ad esprimersi in vari ruoli e diversi atteggiamenti scenici: Cesare Biondolillo, Lucia Fossi, Luca Iacono, Viviana Lombardo, Consuelo Lupo, Ginevra Pisani.
Produzione del Teatro Biondo di Palermo, il Teatro Stabile di Catania e Marche Teatro. Una produzione coraggiosa che apre uno squarcio su difficili condizioni esistenziali della cultura artistico-letteraria del Novecento, ‘alleggerita’ da frequenti momenti di ironia e finanche di grottesco che, alla fine, strappava i convinti applausi del pubblico.
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