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Bellini: sfolgoranti e colorate Nozze di Figaro

2023-02-27 13:58

Aldo Mattina

Cronaca, Spettacoli,

Bellini: sfolgoranti e colorate Nozze di Figaro

Si può ravvisare una svolta nella fruizione del melodramma dal vivo di cui il Bellini si fa protagonista. Tanto oggi è cambiato e bisogna prenderne atto

 Preceduto da una serie di incontri di presentazione, nonché ampia risonanza Social tra notizie ed interviste varie, è giunto al debutto, quale terzo titolo della Stagione lirica 2022/23 del Teatro Massimo Bellini di Catania, “Le nozze di Figaro” di Mozart, capolavoro assoluto e primo titolo della cosiddetta trilogia Mozart-Da Ponte, rappresentato per la prima volta al Burgtheatre di Vienna nel 1786, segnando un momento di svolta a cavallo fra la tradizione buffa ed il moderno teatro di costume.

      E ci sembra di poter ravvisare una svolta anche nella fruizione odierna del melodramma dal vivo di cui il Bellini di Catania si fa protagonista. Tanto oggi è cambiato e bisogna prenderne atto. L’equilibrio fra il rispetto del passato e lo sguardo rivolto verso il gusto odierno ci sembra ciò che caratterizza le scelte dell’attuale dirigenza, nel bene e nel male.

      Partiamo dall’allestimento, frutto di una collaudata collaborazione fra il regista Michele Mirabella e gli scenografi e costumisti Alida Cappellini e Giovanni Licheri (di cui anche Catania è memore per i precedenti rossiniani “L’italiana in Algeri” e “Il turco in Italia”). Potrebbe sembrare semplicemente ‘di tradizione’ ma, a ben guardare è molto di più; la funzionalità delle sgargianti porte diventa la necessaria scelta (mutuata peraltro dal teatro di prosa francese) per consentire rapidi cambi di situazioni ed azioni, mentre la disadorna attrezzistica in alto, a vista, è un tocco di modernità. Colorati costumi ‘all’antica’ ci fanno ricordare il ruolo, anche sociale, dei personaggi cui, però, Mirabella dedica particolare cura dal punto di vista della recitazione, richiesta e ottenuta. Tutto l’apparente caos della ‘folle giornata’ è tenuto costantemente e puntigliosamente sotto osservazione, senza dimenticare l’origine di Beaumarchais, ma prediligendo il rispetto dell’aura illuministica (e storicamente consapevole) dovuta all’intervento compositivo di Mozart insieme al suo estroso librettista Lorenzo Da Ponte.

       Le ‘novità’ in punto musicale riguardano sostanzialmente la ‘coralità’ ottenuta nella scelta degli interpreti; una generazione assolutamente ‘attuale’, una sorta di superamento dei canoni del passato, quelli che puntavano ai cosiddetti ‘mostri sacri’ su cui accendere i riflettori, magari a dispetto della resa complessiva. Qui abbiamo una compagnia che possiede la freschezza della gioventù, senza timori reverenziali, con l’entusiasmo di chi vive giorno dopo giorno la propria crescita e maturazione artistica; certo non guasta la maggiore esperienza di alcuni protagonisti (che, semmai, funge da guida per i più giovani) a partire dalla Contessa di Desirée Rancatore, pur debuttante nel ruolo, in grado di esprimere un’interpretazione consapevole, riflessiva, approfondita psicologicamente con le sfumature vocali frutto di una lunga consuetudine con il repertorio belcantistico. Il basso Gabriele Sagona è un Figaro che regge disinvoltamente il ruolo del titolo grazie anche ad una voce ben tornita e flessibile. Luca Bruno, baritono, è un autorevole Conte di Almaviva sia vocalmente che scenicamente. Cristin Arsenova incarna una divertente Susanna dalla voce cristallina e l’interpretazione birichina. Albane Carrère è un irresistibile Cherubino ‘en travesti’ sempre in movimento ed al centro di ogni intrigo amoroso retto con bella presenza scenica. Un plauso per l’apporto equilibrato all’intero contesto da parte di Federica Giansanti (Marcellina), Federica Foresta (Barbarina), Luciano Leoni (Don Bartolo), Saverio Pugliese (Don Basilio), Pietro Picone (giudice), Alessandro Busi (il giardiniere Antonio).   Il coro, splendidamente istruito da Luigi Petrozziello sa essere vero e proprio ‘altro’ protagonista in scena.

     Che dire poi dell’Orchestra? Magnifica come al solito. Alla sua guida un’altra giovane ma assai affermata musicista, Beatrice Venezi che ha affrontato con timore devozionale la genialità di una partitura apparentemente semplice e lineare, ma in realtà complessa e ricca di sfumature. Immaginiamo che Mozart resterà faro e guida della sua maturazione artistica.

     Un’ultima nota riguardo il ‘nuovo’ taglio comunicativo da parte del teatro. Sta diventando consuetudine far precedere l’esecuzione da alcune note critiche sull'opera e sulla trama affidate alla responsabile del settore comunicazione Caterina Andò e al musicologo Giuseppe Montemagno, probabilmente per compensare l’assenza di un vero e proprio libretto di sala. Anche questa scelta è lo specchio dei tempi, non più il saggio che resta a futura memoria ma un effimero sia pur documentato intervento vocale.

      Grande successo, in ogni caso, alla ‘prima’ con un teatro da ‘tutto esaurito’ ed applausi a scena aperta.

 

Foto di Giacomo Orlando