C’è un modo diverso di fare scuola in Italia ed è encomiabile che alcuni istituti scolastici siano già pronti a favorire nei giovani l’acquisizione e lo sviluppo di nuove competenze. Un tempo erano definite extracurriculari e per questo non sempre comprese da tutti i docenti, ma sicuramente tali competenze – che l’Unione Europea annovera tra quelle chiave di apprendimento permanente – saranno spendibili un domani nel mondo del lavoro e risulteranno utili in generale per essere buoni cittadini, sempre “sul pezzo” rispetto alle novità che prospetta la società in cui viviamo.
A Scuola di Open Coesione (ASOC), ad esempio, è una buona prassi del mondo dell’istruzione superiore che meriterebbe maggiore attenzione da parte dei mass media. Anche se talvolta procedere a fari spenti può essere utile per evitare clamore e polemiche ed invece continuare a lavorare sodo, con indubbi benefici di crescita personale per studentesse e studenti.
Promosso dal Dipartimento per le politiche di coesione presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, ASOC è nato come percorso didattico innovativo finalizzato a promuovere e sviluppare nelle scuole italiane principi di cittadinanza attiva e consapevole, attraverso attività di ricerca e monitoraggio civico dei finanziamenti pubblici europei e nazionali.
In realtà, il percorso didattico diventa una vera e propria scuola di vita per i giovani. Infatti, ogni progetto permette di sviluppare competenze digitali, statistiche e di educazione civica, per aiutare studentesse e studenti a conoscere la natura delle politiche pubbliche di coesione; a valutarne l’impatto sul territorio e sulla comunità; infine, a comunicare, con l’ausilio di tecniche giornalistiche, i risultati di questo lavoro di analisi e ricerca condotto sul campo.
Di norma, il percorso è articolato in diverse tappe. Ci sono quattro lezioni con contenuti fruibili online e diverse output da costruire in team e pubblicare sul proprio blog. C’è poi una “visita di monitoraggio civico” per osservare sul campo il progetto monitorato, intervistare e confrontarsi con i soggetti coinvolti. Infine, c’è l'organizzazione sul territorio di un evento pubblico finale, per diffondere i risultati raggiunti durante il percorso didattico ASOC.
Per questo anno scolastico, 166 sono i progetti ASOC promossi in tutta Italia. Di questi, tre sono riconducibili ad istituti scolastici della provincia di Catania. Si tratta del progetto di riqualificazione del Castello Ursino di Catania che è seguito da alcune classi del Don Bosco; poi il progetto Isole Ecologiche portato avanti dal Liceo Majorana di San Giovanni La Punta; infine c’è il progetto We Sea promosso da alcune quarte classi del Liceo Archimede di Acireale.
Quest’ultimo progetto, coordinato dalle docenti Marinella Sciuto e Felicia Cutolo, è svolto interamente in lingua inglese e prende in esame la ricerca Sea Marvel, ovvero un programma di monitoraggio ambientale marino, mirato ad acquisire una maggiore ed accurata conoscenza scientifica sullo stato delle risorse marine italo-maltesi.
Sea Marvel, finanziato per 2.198.266,21 euro, di cui € 1.868.660,58 quale contributo FESR, è un programma triennale portato avanti da due team di ricercatori delle Università degli Studi di Catania e di Malta che prevede diverse attività a vario grado di impatto sulla comunità scientifica, i due Paesi partner e l’intera società (https://seamarvel.eu/it/obiettivi-ed-attivita/)
All’analisi attenta e allo studio critico di questo programma di ricerca pubblica è stata rivolta l’attività delle studentesse e degli studenti del Liceo Archimede, ormai alle battute finali prima di partecipare alla competizione nazionale e provare ad aggiudicarsi una delle prime posizioni di merito (https://www.ascuoladiopencoesione.it/it/team/22-23-EN_0010). Come previsto dal progetto ASOC, alcune attività di analisi, studio e ricerca condotte dai giovani sono state comunicate all’esterno su un blog e sui social, allo scopo di aumentare il grado di consapevolezza generale sul problema della tutela della biodiversità marina e, più in generale, sul rispetto dell’ambiente. E’ noto, infatti, che l’inquinamento delle acque marine sia dovuto per l’83% dalla presenza della plastica in mare.
Encomiabile, dunque, il lavoro di questi tre istituti scolastici della provincia di Catania.
Al di là di come si posizioneranno nella graduatoria nazionale, rimane la soddisfazione di un gran lavoro svolto sul campo in cui studentesse e studenti hanno acquisito ulteriori capacità che spesso la scuola, nelle attività curriculari tradizionali, non è capace di dare. I giovani hanno affinato le competenze di analisi e ricerca di documenti pubblici; si sono cimentati con lo studio attento delle voci di spesa che finanziano i progetti pubblici di ricerca; hanno sviluppato capacità di project management; sono diventati abili comunicatori, soprattutto sui social. Ma soprattutto, acquisendo consapevolezza sui temi importanti della società contemporanea, sono già diventati in giovane età cittadini più maturi e responsabili, capaci di promuovere capaci di promuovere nei loro coetanei una maggiore attenzione verso i grandi problemi del pianeta.